Arman per i 60 anni di Vimar

VIMAR ha voluto commemorare la ricorrenza dei 60 anni della sua fondazione commissionando all’artista francese ARMAN la realizzazione di un multiplo.

L’aver scelto ARMAN noǹ è casuale; egli infatti è l’artista che con maggior coerenza ha indagato l’oggetto, e in special modo quello prodotto industrialmente, quale espressione dell’arte contemporanea. Le sue riflessioni partono dal “ready made” di Marcel Duchamp, il primo artista ad aver intuito, fin dagli anni ‘10 del Novecento, l’incipiente dittatura dell’oggetto, sancita poi definitivamente negli anni ’50 dalla Pop Art.

ARMAN attraverso gli oggetti ha inteso analizzare quella società dei consumi che egli, scomparso lo scorso novembre, ha visto sorgere e svilupparsi; per il suo pensiero la società contemporanea è infatti interpretabile anche grazie agli oggetti che essa ha inventato, prodotto, consumato, gettato e riciclato.

E’ in questa visione circolare ed omnicomprensiva che va dall’invenzione dell’oggetto al suo recupero in qualità di scarto che egli ha inteso esorcizzare l’idea della morte nel desiderio di possessione totale. In una società economicamente governata e sorretta dal principio dell’usa e getta, proprio perché destinato a perire, ogni oggetto è̀ dotato di una natura “tragica” e in questa concezione si discosta da Duchamp e dalla maggior parte degli artisti americani new dada o pop.

Nell’implicita idea di caducità, se non quando di dichiarata “finitudo”, le sue “Accumulazioni” paiono essere più prossime, per spirito e sensibilità, alle nature morte barocche e al loro perentorio monito di “Memento mori” (“Ricordati della morte”).

ARMAN attraverso gli oggetti ci restituisce dunque, con discrezione, la sua personale visione della realtà e il senso del suo sguardo privato senza dimostrare alcun intento provocatorio o iconoclastico. Di ogni oggetto d’uso quotidiano prodotto in serie egli coglie le intrinseche potenzialità espressive e le valenze estetiche, proprio secondo le indicazioni del teorico e critico del Nouveau Réalisme Pierre Restany: praticare “un nuovo approccio percettivo al reale”. Nel 1960 ARMAN, assieme a Yves Klein e Martial Raysse sarà, infatti, uno dei firmatari del manifesto del Nouveau Réalisme stilato da Restany.
IL MULTIPLO VIMAR ARMAN ha proposto a VIMAR un classico del suo repertorio artistico: un’inclusione contenente un’accumulazione di spine e di prese elettriche prodotte dall’azienda. Esse sono nere con gli spinotti verdi ed occupano “all over” tutto lo spazio loro destinato. Spine e prese, maschio e femmina, sembrano eternamente rincorrersi e cercarsi e la resina trasparente blocca il loro fluttuare leggero nello spazio solido e privo di forza di gravità.

Gli interstizi trasparenti tra un oggetto e l’altro consentono alla luce di penetrare e di leggere ogni singola particella di cui è costituito l’insieme. I singoli elementi partecipano alla monumentalità pur mantenendo la loro individualità e riconoscibilità. Il tutto contiene le infinite particelle e ogni singola particella contiene il tutto, proprio come nella clonazione. Pur essendo un’opera scultorea, l’inclusione mantiene, e non solo per la frontalità, un forte legame con la pittura. La teca verticale si offre agli occhi dello spettatore come fosse una piccola stele eretta in memoria. L’oggetto “congelato”, avendo perso la sua funzione pratica, acquista una valenza simbolica senza cadere però nel rischio, sempre accuratamente evitato da ARMAN, di divenire un feticcio.

Nelle sale del castello inferiore di Marostica è visitabile la mostra Arman by Vimar che resterà aperta fino al 15 gennaio 2006. Selezione di opere uniche del maestro che ne documentano retrospettivamente alcune fasi della sua lunga e felice ricerca artistica dagli anni Sessanta ai giorni nostri. La mostra è stata realizzata grazie all'editore-gallerista Gian Marzio Brugni; l'allestimento è stato curato dall'arch. Massimo Vallotto, le fotografie sono di Fabio Zonta.

arman
scultura arman
arman per vimar

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